Cos’è il Design Thinking? Capiamolo insieme con esempi e metodologie per applicarlo

Il Design Thinking può aiutare le aziende a risolvere problemi organizzativi interni, accompagnare la progettazione e il lancio di una startup o rendere più efficienti i processi di realizzazione e distribuzione di prodotti e/o servizi. Ma scopriamolo passo a passo.

Se hai aperto questa pagina credo tu sia una delle migliaia di persone confuse che, saltando online di articolo in articolo, sia rimasta spiazzata e si stia chiedendo cos’è il design thinking e come funzioni nella pratica.

Infatti, in modo particolare nell’ultimo anno, tutti parlano di design thinking ma pochi sanno cos’è davvero il design thinking e soprattutto come funziona. Nonostante sempre più costantemente il design thinking sia oggetto di discussione, in pochi sanno realmente in cosa consista e in molti invece rimangono confusi non appena se ne parla.

Lascia che ti tranquillizzi, questo NON è l’ennesimo articolo tutto fumo e niente arrosto, ma anzi, andremo a scoprire cos’è il design thinking passo dopo passo: partendo dalla sua definizione fino ad arrivare alla sua vera applicazione sul campo. Fatta questa breve ma doverosa premessa, possiamo iniziare a scoprire cos’è davvero il design thinking.

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Cos’ è il Design Thinking?

Partiamo dalle basi, e cerchiamo di dare una definizione di design thinking.

Il design thinking, semplificando, è un processo attraverso il quale le aziende risolvono difficoltose problematiche utilizzando strategie creative che coinvolgano diversi punti di vista, arrivando a soluzioni e idee molto più innovative.

Come si può intuire dal nome, questa tecnica non è sempre stata utilizzata in tutti i settori, ma principalmente solo nel mondo del design.
Solo negli ultimi anni questo processo è stato utilizzato anche in altri diversi settori, rivelandosi estremamente utile soprattutto per start-up e per risolvere problemi interni delle aziende.

Forse penserai che un metodo del genere possa essere utile solo per imprese grandi, ma NON è così.
Infatti l’utilità è il grande potere del design thinking. Nonostante sia stato testato anche da grandi società come Apple, Samsung e Google ottenendo ottimi risultati, ha grande utilità anche nelle piccole e medie imprese.
Design Thinking significa, quindi, anche uscire dai propri schemi creati nella mente e pensare al di fuori di essi riuscendo a trovare soluzioni e idee che sarebbero difficilmente raggiungibili se ci attenessimo solo a ciò che ci imponiamo.

Le 5 fasi del Design Thinking

Sebbene il design thinking possa essere considerato come un vero e proprio pensare fuori dagli schemi, o comunque al limite di questi, quest’ultimo segue 5 fasi fondamentali che lo formano:

  • EMPHATIZE (enfatizzare): cercare e capire il problema da risolvere
  • DEFINE (definire): definire il problema in sé e il suo contesto.
  • IDEATE (ideare): condividere idee con tutti coloro che sono coinvolti nel progetto, al fine di trovare una soluzione vincente.
    ⚠️ Hai un team che lavora da remoto? Ecco di seguito un video che ti racconta come gestirlo al meglio!

  • PROTOTYPE (prototipo): testare l’idea della fase precedente grazie a diversi prototipi.
  • TEST (testare): in questa ultima fase viene creato il prodotto vero e proprio rifacendosi al prototipo.

La vera particolarità di questo nuovo modo di pensare è che le fasi non devono essere seguite in modo rigoroso e sequenziale. Infatti il design thinking prevede che da ogni fase si possa ritornare alla precedente per far si che il risultato sia il migliore possibile.
Adesso proverò a farti un esempio pratico per rendere il concetto quanto più limpido possibile.

Immagina di essere nella seconda metà del ‘900 nel periodo in cui sono appena stati inventati i primi telefoni cellulari.
Ti sei immedesimato? Perfetto, andiamo avanti.

Adesso mettiamo caso che tu sia riuscito a capire che il mercato (possibilmente quello dettato dalla Strategia Oceano Blu) abbia bisogno di un telefono che sia touch screen e abbia definito quali sono i bisogni principali del mercato (Emphatize e Define).

A questo punto, insieme al tuo team di collaboratori (magari trovati grazie ad una primordiale versione di Coderblock? 😁) decidi d’iniziare a pensare a qualcosa che possa realizzare la tua idea (Ideate).

Dopo aver pensato per diversi mesi a una tecnologia, arrivate a una soluzione e decidete di progettare un prototipo con un mockup (Prototype).
💡 A proposito di mockup, sai che Canva ti aiuta nel processo grafico e creativo della tua Brand Identity? Di seguito ti condivido un video che illustra step by step come utilizzarlo al meglio. ⬇️⬇️⬇️

Sembra tutto perfetto e di conseguenza, di comune accordo, tu e i tuoi soci realizzate il prodotto e lo testate.

Proprio in questo momento sorge un problema: vi rendete conto che il telefono realizzato è eccessivamente piccolo e con troppi imprecisioni rispetto alle aspettative (Test).

A questo punto del processo produttivo, adottando una qualsiasi altra modalità di pensiero, tutto sarebbe da rifare a partire dall’inizio, ma NON se parliamo di design thinking.

Se ti ricordi bene, prima ti ho detto che le varie fasi del processo NON devono essere seguite in modo lineare! Infatti, proprio rifacendoci a questa “regola” del design thinking, possiamo ritornare direttamente alla fase Ideate in cui tu e il tuo team vi siete scambiati le vostre idee e aggiungerne di nuove grazie all’esperienza della sperimentazione del Test.

In questo specifico esempio, la fase del test è in grado di aggiungere nuovi pareri e idee alla fase “IDEATE”. Come potrai ben intuire, ogni fase del design thinking è in grado di “insegnare” qualcosa alle precedenti.

I 4 modelli del Design thinking

Ognuno di noi può interpretare il design thinking come meglio crede, ma da ciò che emerge il design thinking è interpretato e seguito tenendo conto di 4 modelli principali:

  • Creative problem solving: è il modello che più va per la maggiore e consiste principalmente nel riuscire a individuare ciò di cui ha più bisogno il mercato e il cliente. Una volta individuato l’eventuale problema o bisogno. viene ideata una soluzione e un progetto che possa soddisfare il bisogno del soggetto. In questa particolare interpretazione del design thinking è il cliente al centro di tutto. La tecnologia dell’azienda è messa al servizio di quest’ultimo al fine di soddisfare il suo bisogno.
  • Sprint execution: in questo caso, la società in questione lancia un prodotto o un servizio sul mercato con l’obiettivo di soddisfare i propri clienti, ma nello stesso momento mette in condizione il bene o il servizio realizzato di essere migliorato dopo aver ricevuto un primo feedback dei consumatori. Per rendere più chiaro il concetto vi cito l’esempio delle società video-ludiche, le quali prima di lanciare un gioco sul grande mercato rilasciano una versione beta a una piccola cerchia di tester, i quali avranno il compito di rilasciare un feedback sul gioco con possibili difetti che verranno migliorati prima del lancio finale.
  • Creative confidence: è un metodo molto meno utilizzato rispetto ai primi due e punta principalmente a coinvolgere quanto più possibile il processo creativo, avendo come obiettivo primario quello di innovare e sperimentare sempre qualcosa di nuovo.
  • Innovation of meaning: è probabilmente l’interpretazione che meno viene utilizzata del design thinking. Quest’ultimo metodo si pone l’obiettivo di ridefinire l’azienda e la sua visione. Cosi come ha l’obbiettivo di cercare soluzioni e innovazioni che possano giovare e aggiungere valore sia alla società stessa che ai clienti finali.
    Questo ultimo metodo, a differenza degli altri, ha un impatto sugli introiti delle società che lo utilizzano abbastanza basso. Grazie al suo continuo uso soprattutto da parte di aziende di design però, si pensa che questa interpretazione possa diventare pian piano sempre più popolare.

Considerazioni finali

Come forse hai notato nel corso di tutto l’articolo, il design thinking è un concetto giovane e apparentemente complesso. Ma grazie agli esempi forniti, forse il design thinking è una tecnica a te più chiara.

Ora non resta che fare esercizio, sperimentare e aprire la mente: il design thinking infatti NON è qualcosa di astratto, teorico e fumoso. Anzi! È complesso solo ed esclusivamente se ci si ferma a leggere un articolo o un manuale, se ci si ferma alla teoria. 

Il design thinking è, nella sua natura più intima, pratica, lavoro e azione.
Quindi, corri a prendere una lavagna, carta e penna, post-it o quello che vuoi e buon design thinking!

Se volete fare esercizio pratico e applicare alcuni concetti del design thinking vi segnalo il Design Sprint Bootcamp. Si terrà la prossima settimana, giovedì 16 e venerdì 17 settembre 2021, in presenza a Milano.

Inoltre vi segnalo anche la possibilità di seguire un corso gratuito online di Design Thinking organizzato da Ideo.org e Acumen.org, che rilascia un certificato riconosciuto a livello internazionale. 

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